Immagina un viaggio ai margini dell’Europa, tra due terre che hanno vissuto la modernità in modi diversi ma ugualmente intensi: la Sicilia e la Polonia. Borderline Modernity, la mostra della fotografa italiana Giovanna Silva, racconta proprio questo intreccio, fatto di architetture visionarie, contraddizioni e storie politiche e sociali che si riflettono nei muri, nei dettagli e negli spazi delle città.
In Sicilia, i suoi scatti svelano il volto meno celebrato del dopoguerra: edifici nati da un boom edilizio spesso caotico, tra industrializzazione e speculazioni, ma che custodiscono anche coraggiose visioni di modernità capaci di rompere con i soliti cliché dell’isola antica. In Polonia, invece, Silva ci accompagna tra Varsavia, Breslavia, Cracovia, Katowice e Tichy, dove l’architettura moderna è stata anche un manifesto ideologico: dal rigore socialista al postmodernismo degli anni ’80, ogni stile diventa un tassello del racconto politico, dal peso dello stalinismo alla forza di Solidarność.
Il suo sguardo non è mai monumentale: è nei particolari minimi, negli angoli vissuti, che l’architettura si anima e rivela la sua vera natura.
Curata da Pietro Airoldi e Izabela Anna Rzeczkowska-Moren, membri del collettivo: AFTER, la mostra è un progetto internazionale prodotto dagli Istituti Italiani di Cultura di Varsavia e Cracovia con il sostegno del Ministero della Cultura. Dopo l’anteprima estiva a Varsavia, ora approda a Cracovia, in occasione della XXI Giornata del Contemporaneo di AMACI, trasformandosi in un ponte visivo tra due Paesi e due modernità solo in apparenza lontane.