Questo sito utilizza cookie tecnici, analytics e di terze parti.
Proseguendo nella navigazione accetti l'utilizzo dei cookie.

Preferenze cookies

MOSTRA DI LAURA FEDERICI – MY LANDSCAPE

MY LANDSCAPE

Laura Federici

29 settembre / 14 ottobre

a cura di

Alberto Dambruoso

Da sempre, ovvero da quando è stata inventata la pittura, uno dei generi più trattati dai pittori è stato il paesaggio. Ogni secolo, si può dire, ha saputo apportare nuove modalità interpretative oltreché esecutive riguardo a questo genere. Partendo dal paesaggio ideale del Seicento a quello verista o di fantasia dei vedutisti veneziani del Settecento, a quello pittoresco e sublime degli inizi dell’Ottocento, per passare poi nuovamente a quello realistico degli anni ’30 dell’800 fino a quello “en plein air” elaborato dagli Impressionisti nella seconda metà del secolo e alle visioni proto- espressioniste di Van Gogh e Gauguin. Con il Novecento il paesaggio si fa ancora più vario, conoscendo le diversi fasi: espressionista, cubista, futurista, astrattista e infine surrealista. Di fatto, anche se le correnti artistiche d’inizio Novecento propugnavano nuovi linguaggi artistici, cercando di superare l’ormai stanca tradizione ottocentesca, il paesaggio, che di quella e di tante altre passate tradizioni aveva fatto parte, non è mai stato messo in discussione, anzi è stato oggetto di innumerevoli e innovative interpretazioni. Prendendo in considerazione, ad esempio, il caso di Boccioni, possiamo notare come nella fase iniziale della sua ricerca (prefuturista) il paesaggio rivesta un ruolo centrale (si pensi al momento tra il 1908 e il 1910, dedicato alla campagna milanese che in quegli anni a poco a poco stava diventando periferia urbana e poi città); nel periodo futurista, a eccezione della serie Cavallo + case, sembra invece essere passato in secondo piano se non addirittura abbandonato dall’artista, ma ecco che, proprio nell’ultima parte della sua vita, riprende nuovamente quota e diventa protagonista assoluto delle sue ultime opere. Anche ai nostri giorni sono molti i pittori che hanno scelto il paesaggio come principale forma di espressione artistica. La pittura di paesaggio è diventata d’altronde un classico, un intramontabile. (…) Tra i tanti artisti che oggi lo praticano, si distingue chiaramente per la qualità pittorica delle sue tele o dei suoi disegni, Laura Federici, che negli anni ha dato vita a diversi progetti pittorici in giro per il mondo (Vietnam e Siria tra tutti). Per la mostra all’Istituto Italiano di Cultura di Varsavia, Federici mette in mostra una serie di dipinti aventi come soggetto Marghera, il principale porto di Venezia, e un paio di oli dedicati al paesaggio milanese. Sono dipinti nati dalla combinazione tra l’esperienza vissuta e quella poi rivissuta una volta rientrata nel suo studio, attraverso la visione di alcuni frame video ripresi dalla telecamera che da sempre accompagna i suoi viaggi. Le sue tele colpiscono anche per la spregiudicatezza con la quale utilizza il colore: colori forti, squillanti, a volte anche dissonanti, che fanno vibrare d’energia tutte le composizioni.

Laura Federici

vive e lavora a Roma.

Il suo lavoro è caratterizzato da linguaggi diversi – grandi tavole a olio, video, interventi pittorici su fotografia peculiare modalità operativa della Federici che, muovendosi in una zona di confine fra pittura e registrazione meccanica della realtà, dà vita – sull’onda di un incessante moto à rebours nei tempi del proprio vissuto – a una costellazione di opere che dialogano fra loro in un continuo gioco di stratificazioni di memoria e visioni.

Ha all’attivo numerose personali fra cui, fra le più recenti, quella alla Galleria Beit Ahmad, ( Aleppo_SYR) alla Galleria Il Segno (Roma), alla Galleria l’Affiche (Milano) alla Gallerie Brieve (Parigi), alla Galleria Andrè (Roma), Fine Arts Museum HCMC_Vietnam.

Opening 29 settembre 2020 ore 19:00

  • Organizzato da: IIC Cracovia
  • In collaborazione con: Laura Federici