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Inaugurazione mostra We Love Science. Vision and creativity Made in Italy

Siete invitati all`inaugurazione della mostra We Love Science!

L’evento, con la partecipazione dei curatori Marco Bassan e Ludovico Pratesi, si terrà giovedì 13 aprilealle ore 18:00.

Sarà offerto un rinfresco al termine dell’evento.

 

Genesi del progetto

Ispirato al dialogo tra scienza e arte contemporanea, il progetto We Love Science. Vision and creativity Made in Italy, promosso dal MAECI e curato da Spazio Taverna (Ludovico Pratesi e Marco Bassan) ha riunito otto artisti delle ultime generazioni (Giulio Bensasson, Ruth Beraha, Antonio Della Guardia, Irene Fenara, Margherita Raso, Davide Stucchi, Serena Vestrucci, Jonathan Vivacqua) invitati a realizzare un’opera ispirata all’attività di altrettanti centri scientifici italiani di eccellenza indicati dal Ministero.

Sulla base di una visita ispirazionale dedicata all’illustrazione e al racconto delle attività dei singoli centri, legate ad ambiti e a modalità diverse, gli artisti hanno sviluppato fecondi scambi di informazioni e interessanti dialoghi con scienziati e ricercatori, necessari per realizzare le loro opere a parete, spesso con materiali e suggestioni provenienti dai centri scientifici.

 

Interazione tra artisti e centri di ricerca

Gli artisti, selezionati in base a carriere consolidate, costellate di partecipazioni a rassegne nazionali e internazionali, sono stati invitati a partecipare al progetto in base alla loro capacità di costruire opere legate a processi trasformativi di carattere concettuale, attraverso linguaggi e forme espressive diverse.

Un viaggio di collisione tra due mondi, quello della scienza e dell’arte, apparentemente distanti ma accomunati da un unico tratto che rappresenta l’essenza del fare umano: la capacità di produrre visioni. Come lo scienziato immagina mondi al di la dei nostri cinque sensi e costruisce strumenti sofisticatissimi per intercettarli, così l’artista fa un movimento inverso riportando ciò che è invisibile nel reame della vista, permettendo all’uomo di confrontarcisi. Entrambi producono visioni ed entrambi producono dispositivi per raggiungerle, con uno scopo comune che è il progredire dell’essere umano attraverso la conoscenza.

Il paradosso dello scienziato viene quindi risolto dall’artista: se il primo riesce ad ampliare la propria visione utilizzando però una mediazione di strumentazioni che gli impediscono di cogliere il sensibile, l’artista riesce con la sua capacità simbolica di sintesi di restituire al visivo ciò che la scienza produce solo nel mentale.

  • Organizzato da: IIC, MAECI
  • In collaborazione con: ASI, CNR, INAF, INFN, Elettra-Sincrotrone, INGV